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L’Italia è rimasta uno degli ultimi Paesi europei privi di una disciplina in materia, insieme a Grecia, Irlanda, Malta, Cipro, Lettonia, Estonia, Lituania, Slovacchia e Polonia. Tutti gli altri Paesi dell’Unione europea si sono dotati da tempo di una legislazione sulle unioni di fatto. La Svezia è stato il primo Paese ad approvare una legislazione sulle convivenze di fatto con la legge n. 232 del 1987, successivamente estesa alle coppie omosessuali. Nel 1989 la Danimarca ha approvato la legge n. 372 sulle relazioni interpersonali alternative al matrimonio, che consente alle coppie omosessuali di registrare il loro rapporto attraverso un’unione simile al matrimonio (cosiddetta «partnership registrata»). Sullo stesso filone si sono collocate la Finlandia e la Norvegia. Dal 1996 sia l’Islanda che l’Ungheria riconoscono a tutte le coppie conviventi eguali diritti e l’Olanda dal 1998 ha concesso ai conviventi di registrarsi in appositi registri comunali, indipendentemente dal sesso. In Belgio è stata la legge 23 novembre 1998 (entrata in vigore il 10 gennaio 2000) a legittimare la «cohabitation légale». Per quanto riguarda i Paesi a noi più vicini, il 15 novembre 1999 la Francia con la legge n. 99 ha introdotto una nuova forma di unione, il «patto civile di solidarietà» (Pacs), distinta dal matrimonio concluso tra due persone maggiorenni, di sesso differente o del medesimo sesso, al fine di organizzare la loro vita in comune. La legge francese, inoltre, ha introdotto nel codice civile, all’articolo 515-8, il «concubinaggio », inteso come « unione di fatto caratterizzata da una convivenza stabile e continuativa tra due persone di sesso diverso o dello stesso sesso, che vivono in coppia », riconoscendo alcuni diritti ai partner che coabitano. La Germania ha introdotto il 16 febbraio 2001 l’istituto della « convivenza registrata», senza alcuna equiparazione al matrimonio. Nello stesso anno, il Portogallo ha approvato la legge sulle unioni di fatto, che disciplina la situazione giuridica di due persone che, indipendentemente dal sesso, vivano un’unione di fatto da più di due anni. Nel 2002 la Finlandia ha completato la sua disciplina della materia, approvando una legge per le unioni civili, che riconosce parte dei diritti accordati ai coniugi. Nel 2004 l’Austria ha introdotto nel suo ordinamento la norma che consente espressamente il diritto di sottoscrivere davanti al notaio un accordo «di unione», e nel medesimo anno il Lussemburgo ha riconosciuto la partnership registrata, seguito dal Regno Unito con il Civil Partnership Act. La Spagna, con la legge 10 luglio 2005, n. 13, ha compiuto una sterzata violenta rispetto alle sue tradizioni e al comune sentimento del suo popolo, consentendo addirittura il matrimonio alle coppie dello stesso sesso, con la possibilità dell’adozione congiunta. Da ultima la Repubblica Ceca, che sino allo scorso gennaio 2006 era priva di una legislazione per la regolamentazione delle unioni civili. (segue)
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