MESSAGGIO PER LA DIOCESI DI CALTAGIRONE del Nuovo Vescovo S. E. Mons. Calogero Peri OFM Capp. Popolo Santo dell’amata Chiesa di Caltagirone, carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia Pace! Da quando sua Santità, il Papa Benedetto XVI, mi ha nominato vostro vescovo, senza ancora conoscervi mi siete diventati cari. Tutti, e tutti in una volta! Tutti insieme, e ciascuno in particolare! Non so proprio cosa mi sia successo. In quel groviglio di emozioni e di sensazioni contrastanti, in quel rincorrersi di stati d’animo così coinvolgenti e sconvolgenti, il nome, la storia, il volto di ciascuno di voi, fino a ieri per me anonimo, è venuto avanti e soprattutto mi è entrato dentro. Non so spiegarvi, ma voglio dirvelo, quanto mi siete diventati preziosi, familiari, e più ancora amici. Da ciò è nato il desiderio e l’urgenza di rivolgermi a voi con queste prime parole di saluto, di presentazione, di speranza, ma anche di richiesta di aiuto e di preghiere, per quello che sta sconvolgendo la mia vita. Accettatele come se le indirizzassi personalmente a ciascuno di voi, e come se riuscissi a rispondere a quello che ognuno di voi desidera. Vogliono essere parole di affetto, di stima, per il popolo santo di Dio della gloriosa diocesi di Caltagirone, alla quale oggi il Signore mi invia. A sua Ecc. Mons. Vincenzo Manzella mio amato predecessore, per lunghi anni Vescovo e ora Amministratore della nostra Diocesi. A lui esprimo con gratitudine e fin da adesso, la mia e vostra riconoscenza per quanto si è speso, con dedizione, nel suo ministero. Al vicario episcopale, al presbiterio tutto, eletta corona della nostra Chiesa. Ai diaconi, ai seminaristi, ai consacrati e consacrate, alle confraternite, alle associazioni, aggregazioni, ai movimenti ecclesiali, e a tutti i gruppi. Alle autorità civili e militari di ogni ordine e grado. A quanti, a diverso titolo e modo, esprimono la bellezza composita della Chiesa di Caltagirone. Che bella la Chiesa, la nostra Chiesa, per la sua lunga tradizione di arte e di cultura, di pensiero e di pensatori, di uomini grandi e determinanti! Per il suo glorioso passato, per il suo presente pieno di fervore, per il suo futuro colmo di speranza. Ma dentro questa Chiesa, e non solo, non dobbiamo mai dimenticare che ci sono persone vive, in cui riposa l’amore di Dio, in cui vive Gesù Cristo e agisce potentemente lo Spirito. Aiutatemi per questo a portare il mio saluto anche a quelli che dicono di credere in Dio e non alla Chiesa, a quelli che noi indichiamo come lontani, che non sono praticanti e non frequentano le nostre chiese. A coloro che pensano, a volte anche per colpa nostra, di potere fare a meno di Dio nella loro vita. Se un pensiero particolare, un’inquietudine, dobbiamo coltivare dentro di noi è proprio per loro, per i poveri, i sofferenti, gli emarginati, gli immigrati, gli indifferenti, i carcerati nel corpo e nello spirito, Per coloro che non hanno voce e spesso neppure volto. Che non hanno nessuno su cui contare, e che dovrebbero comunque avere sempre accanto a loro un credente in Cristo, quale buon samaritano di turno. Quanto è insondabile il mistero di questa nostra esistenza, fragile ed esaltante. Soprattutto quando essa, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, crede, spera e ama. Che mistero Dio, che misteriosa l’azione del suo Santo Spirito, la sua unzione sul corpo vivente di Cristo che siamo noi, la sua Chiesa! In questo momento così decisivo per me e per voi, così importante per quello che mi aspetta, e per quello che da me vi aspettate, desidero contare su ciascuno di voi. Sebbene continui a chiedermi per quello che mi è capitato: «Come è possibile?», e sebbene perduri il combattimento di opposte ed estreme sensazioni, ripeto a Dio e a voi il mio «Sì». E per tutto quello che non so, e che non riesco neppure ad immaginare, con timore e gratitudine, pronuncio fiducioso il mio “Eccomi”. Vi chiedo di starmi vicino e di attendere insieme, in preghiera, il dono dello Spirito per la mia consacrazione episcopale. A Dio piacendo, sarà in mezzo a voi nella nostra Chiesa cattedrale. Ma se non sono inopportuno nell’avanzare ancora una richiesta, vi chiedo la carità di un piccolo anticipo dì fiducia e di affetto. Lo so che tocca a me darvi per primo la stima, l’amore, l’amicizia, ma come gia vi ho detto, l’avete pienamente e tutti senza condizioni. C’e un imperativo di Dio che mi accompagna fin dall’inizio del mio presbiterato È una Parola del mio Signore che ha illuminato i miei passi e ha guidato le mie scelte, e che oggi, con più urgenza, mi ritorna sconvolgente nella mente e nel cuore. Come un giorno Isaia sentiva di gridarla a Gerusalemme, con la stessa potenza sento di donarla alla nostra Diocesi, di donarla a voi: «Sali su un alto monte e grida tu che rechi liete notizie in Sion, tu che rechi liete notizie per Gerusalemme» (Is 40,9). Vengo nella consapevolezza che il Signore non mi chieda tanto altro, ma di gridare il Vangelo, questo sì. Sicuramente mi manda ad annunciarvi, da subito e senza stancarmi, la liberazione, la speranza, la misericordia, e quell’amore eccessivo che lo ha spinto a donarsi fino alla croce e a donare il suo corpo per noi. La carità di Dio, a preferenza di ogni altra insegna e segno, posta al di sopra di tutto, per me e per voi, sia il segno distintivo della nostra Chiesa. Per iniziare subito e senza tentennamenti, da parte del Signore abbiamo tutti un solo imperativo: «Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi» (Gv 15,12). E per darvi subito l’esempio, per quel che so e che posso, vi dono la carità e l’amore che Cristo buon pastore mi ha messo dentro per voi. Per fare quello che fa Dio, facciamo a gara nell’amarci e stimarci a vicenda, nell’amare e stimare tutti, E l’unica condizione per essere suoi discepoli e per risultare credibili. All’inizio di questo servizio, rispetto al quale non solo mi sento indegno, ma pure impreparato, per voi e con voi mi voglio aggrappare a Cristo. È Lui il pastore grande del suo gregge, in ogni tempo ed in tutti i luoghi. È Lui che ci porta tutti. E lui che oggi mi porta a voi, perché io vi porti a Lui. Perché né io ho scelto voi, né voi avete scelto me, ma Egli vi ha scelti per me e mi ha scelto per voi. Questo, pur nella tempesta delle emozioni, mi dà tanta pace. A Lui, Signore e Pastore delle nostre anime, insieme, rinnoviamo la nostra fiducia, la nostra fede e fedeltà. E saremo sicuri di non restare delusi. Affido pure ai santi della nostra Chiesa di intercedere per me e per voi, ogni bene e benedizione da Dio. Vegli su di noi la martire santa Agrippina, testimone credibile della fede, ci assista la beata Lucia, vergine consacrata a Dio, ci protegga san Giacomo, glorioso apostolo del Signore e nostro patrono, ci accompagni nell’esodo della vita il venerabile Padre Innocenzo, infaticabile pellegrino di pace e di bene. A Maria, Madre della Chiesa e regina degli Apostoli, chiedo di invocare la Pentecoste dello Spirito su di me e su di voi, per essere pronti per la missione alla quale il Signore ci chiama. Adesso lascio che le parole cedano il posto alla preghiera, alla quale vi chiedo di associarvi con me e per me: "Conducimi tu Pastore grande ed eterno della tua Chiesa. Conducimi al popolo che mi affidi. Sorreggi la mia debolezza. Dammi la tua Parola. Custodiscimi nel tuo amore. Portami tu. Mettimi sulle tue spalle e guida i miei passi, ora che mi invii ad amare e servire, guidare e custodire la Chiesa di Caltagirone. A te Signore, Pastore buono e forte, la mia e la nostra lode. A te Signore, Vescovo della Chiesa tua sposa, ogni gloria, lode, onore e benedizione, nel tempo e nell‘eternità". Amen. fra` Calogero Peri
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