PUBBLICHIAMO DUE INTERVENTI DI NOTAI:
Notaio Fabio Tierno: "Non intendo prendere posizione sull`annosa questione della portata dell`articolo 969 c.c. in tema di ricognizione del diritto Del concedente e sugli effetti della mancata ricognizione (il legislatore, comunque, dice "può" e non "deve") , ma vorrei precisare un concetto, a mio modesto avviso, molto importante, relativo alle fattispecie (credo numerose) in cui l`enfiteuta ha alienato ad un terzo di buona fede, a titolo oneroso, la proprietà piena del fondo. Ora, a prescindere dalla circostanza che a mio avviso l`enfiteuta che aliena la piena proprietà compie comunque un atto di interversione del possesso (si dichiara proprietario) , in tali fattispecie soccorre il disposto dell`art. 1159 c.c. (c.d. efficacia sanante della trascrizione) secondo cui chi acquista in buona fede da chi non è proprietario un immobile in forza di un titolo che sia idoneo a trasferire la proprietà e che sia stato debitamente trascritto ne compie l`usucapione in suo favore con il decorso di dieci anni dalla data della trascrizione". Tale ricostruzione potrebbe risultare carente nell`ipotesi in cui il concedente sia un Ente Pubblico, allorchè si ritenga che il diritto del concedente appartenga ai beni demaniali. A mio avviso, però, la sola circostanza che l`Ente Pubblico abbia concesso il bene in enfiteusi, quindi ne abbia "disposto", seppur parzialmente, fa ritenere plausibile che il diritto rientri nel patrimonio disponibile, con conseguente usucapibilità da parte dei privati. "
...(segue)....
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